La pace raggiunta a Gaza, l’operato di Trump e i dubbi sulla correttezza del suo piano: il commento del giornalista Vittorio Feltri.
L’accordo di pace tra Israele e Hamas, lo scambio di ostaggi e “l’inizio di un nuovo Medio Oriente” non hanno convinto tutti. In particolare l’operato di Donald Trump è stato oggetto di una curiosa analisi affrontata anche da Vittorio Feltri per Il Giornale rispondendo, come di consueto, ad un suo attento lettore.

Feltri e la sovranità di uno Stato
L’analisi di Vittorio Feltri è iniziata dopo un commento di un lettore de Il Giornale che ha spiegato come una sua insegnante a scuola abbia ritenuto il piano di Trump non sia “giusto” in quando “lede alcuni diritti che uno Stato ‘in quanto tale deve avere, come il potere di dichiarare guerra’”. Affermazioni che hanno trovato pronta la risposta del giornalista.
Senza giri di parole, Feltri ha detto che, secondo questa teoria della docente “la Svizzera non è uno Stato, la Germania post-bellica non è uno Stato, e l’Italia, dopo il 1948, è un grande campeggio democratico, ma non uno Stato sovrano”.
Da qui la spiegazione: “La sovranità non si misura in missili ma in autodeterminazione, cioè nella possibilità per un popolo di darsi leggi, istituzioni, rappresentanti e una struttura riconosciuta”, ha detto Feltri. “Che lo faccia sotto un protettorato o dentro un sistema federale, cambia poco. Uno Stato può nascere anche sotto tutela internazionale, come nel caso della Somalia da te citato, o dell’Irak post Saddam. La storia è piena di protettorati diventati poi Stati pienamente sovrani”.
L’elogio a Trump
In questa ottica, quindi, ecco arrivare l’elogio al presidente americano: “Quanto al piano di pace proposto da Trump, che peraltro, piaccia o meno, è stato il primo in decenni a ottenere un dialogo concreto tra Israele e diversi Stati arabi, normalizzando i rapporti con gli Emirati Arabi, il Bahrein, il Marocco e il Sudan, non sarà stato perfetto, ma almeno non partiva dal presupposto che il terrorismo fosse una parte negoziale legittima. Cosa che, invece, i recenti cortei ‘per la pace’ sembrano dimenticare […]”, ha concluso il giornalista